“Non posso certo dire se sarà meglio, quando sarà diverso, ma posso dire: è necessario che cambi, se deve migliorare” 

G.C. Lichtenberg, Libretto di consolazione


Mi piacerebbe cominciare questo articolo raccontando di un rinnovato interesse da parte di tutti, anche della signora Maria sulle tematiche ambientali dopo le ultime settimane segnate da un tempo inclemente che sferza il paese da Nord a Sud.

Ma leggendo i giornali e i commenti sui vari social mi sono invece trovata a dover fare i conti con una realtà spaccata a metà: da un lato chi si indigna e ritiene (alleluja) che sia necessario un cambio di schema nei nostri stili di vita, dall’altro chi grida allo scandalo per la mancata gestione del rischio idrogeologico (e quanto piace questa parola) con un atteggiamento vittimistico.

Ho riflettuto molto sulla seconda posizione, su come sia possibile anche davanti all’evidenza di un Pianeta che manda chiari segnali di disequilibrio continuare a sostenere una posizione di innocenza o quantomeno di non responsabilità personale.

Noi tutti siamo oggi davanti a quello che oltre vent’anni fa scienziati come James Lovelock avevano previsto: aumento delle temperature, riduzione della biodiversità, innalzamento degli oceani conseguente all’assottigliamento dei ghiacci che già allora si definivano come cause di migrazioni, guerre, maggiori e persistenti periodi di siccità e carestie.

Più recentemente, questo ottobre l’IPCC il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici istituto nell’88 da WMO e UNEP ha pubblicato un mastodontico lavoro di analisi riguardo all’impatto di innalzamento della temperatura a livello globale intitolato “Global Warming of 1,5°C”. I risultati hanno dato titoli alle prime pagine dei principali quotidiani internazionali (Guardian, El Pais, Washington Post) e hanno evidenziato come un innalzamento della temperatura di 2 gradi a livello globale, quelli concordati dagli accordi di Parigi per capirci, produrranno cambiamenti ambientali così significativi da impattare non solo le zone climaticamente più estreme e i loro habitat, ma anche il nostro. Per rendere l’immagine più concreta l’innalzamento degli oceani e dei mari mette seriamente in dubbio la possibilità per i nostri figli di vedere Venezia. Per questo il team di ricercatori e scienziati esorta la comunità internazionale a svolgere attività concrete in ottica di collaborazione globale per fronteggiare la più grande e urgente sfida dei nostri anni.

In questo scenario sovranazionale, guidato da enti lontanissimi che cosa può fare ognuno di noi?

Prima di tutto smettere di deresponsabilizzarsi! Basta attendere l’arrivo dall’alto di regole e prodotti banditi, già oggi è possibile cambiare passo!

Con i nostri consumi e comportamenti mettiamo in pericolo l’ambiente e noi stessi. Noi che costruiamo le case a 2 metri dai fiumi, noi che disboschiamo e poi riforestiamo con densità eccessiva. Sempre noi che vogliamo muoverci in macchina e non con i mezzi a basso impatto.

La noncuranza e la disattenzione verso l’ambiente è di tutti noi. Che ogni singolo giorno continuiamo a vivere “come se” andasse tutto bene. Come se non ci fosse il problema dei rifiuti continuiamo ad andare a far la spesa comprando prodotti in packaging irriciclabili insostenibili e spesso inutili. Come se il surriscaldamento globale non esistesse e fosse una bufala (ringraziamo Donald per aver comunicato a livello globale il suo pensiero antiscientifico) e quindi tutti in macchina sul SUV per andare a prendere i bimbi a scuola.

Ma come cambiare?

Fornendo a noi stessi un’esperienza emozionale correttiva come direbbe Franz Alexander, o come diremmo noi facendo qualcosa di diverso e di divertente per cambiare le nostre abitudini di consumo.

Un bell’esempio è quello di munirsi di pochi ingredienti facilmente reperibili e creare prodotti per tutti i giorni. Qualche esempio? Detersivo piatti, lavatrice, ammorbidente possono essere autoprodotti in casa risparmiando in impatto ambientale non usando prodotti di sintesi ma solo aceto, acqua bicarbonato, e così via.

Morale: ognuno di noi può fare la differenza. Basta farlo e usando una celebre frase di Oscar Wilde è molto più difficile parlare di una cosa che farla.

E’ il momento di cambiare aria, segui la campagna SAVE THE AIR e insieme contrasteremo il traffico e lo smog!

Categorie: SAVE THE AIR