La foresta di Hambach, in Germania, é tra le ultime foreste antiche dell’Europa centrale e presenta un ecosistema unico.

La sua storia risale alla fine dell’era glaciale 12.000 anni fa.

Con la sua diversità di flora e fauna, la foresta offre il perfetto habitat per una moltitudine di specie, tra cui molte in pericolo di estinzione.

Nella parte rimanente della foresta si possono trovare alberi che hanno più di 300 anni, che molte specie migratorie usano come luogo di riposo durante i loro viaggi.

La compagnia energetica RWE ha comprato la foresta nel 1978, e da allora è stata deforestata per fare spazio all’estrazione di carbone, oggi ne rimangono meno di 1000 ettari, un decimo degli originali.

Al suo posto ora c’è la più grande miniera a cielo aperto d’Europa, che risulta anche la più grande singola produttrice di Co2 di tutto il vecchio continente. Produce da sola più polveri sottili (respirabili) che tutto il traffico stradale della Germania, non solo la foresta, ma anche la salute delle persone viene messa in pericolo dalla miniera.

Nonostante il taglio di alberi sia permesso solo nel periodo tra ottobre e marzo, RWE ha deforestato illegalmente anche fuori da questo periodo. Se la miniera a cielo aperto continua come previsto, la parte rimanente di foresta verrá distrutta nei prossimi 3 anni.

Il 14 aprile 2012 la foresta é stata occupata da alcuni attivisti, che si sono arrampicati sugli alberi protestando contro l’estrazione di carbone.

Nel novembre 2012 ci sono voluti 4 giorni e 600 agenti di polizia per riuscire a sgomberare la prima occupazione.

Immediatamente dopo lo sgombero però si é formata una seconda occupazione della foresta, dove gli attivisti hanno costruito dei veri villaggi di case sugli alberi, che resistono ancora oggi e continuano ad aumentare. In questo modo gli attivisti proteggono la foresta, mandando un messaggio chiaro: se non vogliamo distruggere il clima di questo pianeta i combustibili fossili non possono essere la risposta alle nostre richieste energetiche.

Sei anni fa é stata eretta la prima piattaforma sugli alberi della foresta, da allora é diventato un colorato gruppo di ecoribelli, ognuno con differenti ragioni, motivazioni e metodi d’azione, ciò che li unisce é il desiderio di contrastare lo sfruttamento delle persone e della natura.

Attualmente ci sono più di 30 case sugli alberi, e il loro numero continua ad aumentare, le case possono offrire fino a 40 posti letto, e la maggior parte comunica tra loro, questo vuol dire che é possibile spostarsi senza dover toccare il suolo.

La casa più alta è situata a 25 metri da terra, più alte sono, più difficile è riuscire a sgomberare. Ma questo é valido solo se sono abitate, gli alberi non occupati vengono tagliati, per questo é importante mantenere l’occupazione 365 giorni l’anno.

Purtroppo 5 giorni fa, il 20 settembre 2018 la morte tragica di un attivista durante l’ennesimo tentativo di sgombero ha riacceso i riflettori sulla protesta.

Mercoledì alle ore 3.45 pm il giornalista, blogger e attivista Steffen Horst Meyn é morto in una caduta di 20 metri, documentando l’intervento di sgombero portato avanti dalla special task force della polizia tedesca. Tutti i tentativi di rianimazione sono stati inutili.

Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare, ma da parte del governo tedesco è giá avvenuta un’inappropriata strumentalizzazione della morte del giovane attivista, chiedendo l’abbandono degli alberi da parte dei protestanti per motivi di sicurezza, (nonostante in 6 anni sia stato il primo incidente). Inoltre sono stati diffusi falsi comunicati per condizionare l’opinione pubblica e togliere ogni responsabilità alle forze di polizia che sono state protagoniste dell’incidente.

Mentre si cerca di fare chiarezza sull’accaduto tutti gli attivisti continuano la protesta, cercando di metabolizzare ciò che é successo al loro compagno e amico, in un clima sempre più duro e teso. 

Non bastano i milioni di morti provocati dal carbone ogni anno, bisogna aggiungere anche le vite di chi lotta per contrastare i cambiamenti climatici in prima persona.

Se pensate che la protesta debba continuare, che la morte di Steffen non debba essere un sacrificio inutile, se credete che una foresta millenaria sia più importante del denaro ricavabile dall’estrazione di carbone e che bisogna contrastare la deforestazione, potete fare anche voi la vostra parte…come?

Innanzitutto spargendo la notizia e denunciando ciò che sta accadendo, la stampa italiana non ne vuole parlare ma lo potete fare voi condividendo queste informazioni.

E se volete mettervi in campo in prima persona, potete unirvi al gruppo di ecoribelli della foresta di Hambach, troverete tutte le informazioni sul sito https://hambachforest.org

Il mondo ha bisogno di ribelli per proteggere il suo fragile ecosistema. Segui le nostre campagne, condividile, e diventa anche tu un Ecorebel.

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